Ho parlato in un precedente articolo di salutogenesi, lo studio dell’origine della salute, differenziandolo brevemente dalla patogenesi, lo studio dell’origine della malattia. Se quest’ultimo rappresenta un campo di studi essenziale per comprendere la patologia e la reazione dell’organismo agli eventi patogeni, il primo è essenziale per comprendere l’importanza di prendersi cura di se stessi al fine di rinforzare l’organismo stesso a difendersi da fattori potenzialmente dannosi. In questo articolo andremo un po’ più fondo delle due categorie per comprendere perché la vera sfida del nostro millennio non è la guerra alla patologia, ma l’integrazione nelle nostre esistenze della conoscenza della salute.
A cosa ti servirà la lettura di questo articolo?
- Ad avere un quadro complessivo della differenza tra appoggio patogenico e approccio salutogenico
- A motivarti ulteriormente a prenderti cura di te
- Ad orientarti nel mare magnum dei professionisti della salute, scegliendo chi non si limita a dare prescrizioni ma chi ti insegna anche a mantenerti in forma.
- Ad usare questi concetti per creare slide o documenti per le tue presentazioni professionali
- Ad avere materiale di approfondimento grazie alla bibliografia essenziale indicata a fondo dell’articolo
Patogenesi e salutogenesi a confronto
Se comprendere la differenza tra l’approccio patogenico e l’approccio salutogenico aiuta a comprendere l’agire dei professionisti della cura, ancora di più aiuta a focalizzare la mentalità ed il progresso del sapere della nostra epoca riguardo alla salute.
Ecco dunque alcune delle principali differenze tra questi due approcci di ricerca, cura e riflessione individuale, che non devono considerarsi in contrasto tra loro ma che dovrebbero integrarsi in una visione pluridimensionale.
1- Omeostasi vs eterostasi

Dove la salutogenesi identifica il rapporto tra salute e malattia come un eterostatismo, l’approccio patogenetico lo concepisce invece come rapporto omeostatico.
L’eterostasi è un termine di origine greca che significa condizione diversa. Si contrappone a omeostasi, che significa invece condizione simile. Secondo la salutogenesi l’uomo può e deve confrontarsi con ciò che gli è estraneo, essere consapevole dei conflitti e in questo confronto rafforzarsi. Secondo il paradigma patogenico, invece, lo scopo dell’organismo è mantenere un ambiente il più possibile costante.
2- Evitamento vs conoscenza dello stress
In base al primo punto, secondo la patogenesi occorrerebbe dunque evitare lo stress per mantenere l’organismo in equilibrio. L’eterostasi, invece, segue il principio secondo cui lo stress non dovrebbe essere allontanato ma conosciuto.
Diventa evidente infatti che ciò che viene percepito come stress, spesso, non sia per tutti la stessa cosa, per cui si tratta di livelli sovente soggettivi oltre che inevitabili nella continua interazione con l’ambiente. Secondo la salutogenesi dunque lo stress non è sempre visto in chiave negativa, ma può avere anche un impatto positivo a seconda di come lo si gestisce, ed aumentare così la portata della propria capacità di resilienza.
3- Sintomo vs storia personale
Secondo la salutogenesi la condizione di salute è favorita dal senso di coerenza, vale a dire dallo sviluppo di una concezione del mondo che veda l’individuo parte del suo macrosistema, in sintonia con esso. Secondo i principi della salutogenesi, il mondo dovrebbe apparirci comprensibile e accessibile attraverso la possibilità di inquadrare e comunicare i grandi problemi, conservando un atteggiamento costruttivo.
La patogenesi, che si concentra primariamente sulla patologia, non si concentra su tali significati ma riduce la malattia al sintomo e al fenomeno che interessa l’organismo.
Mentre la salutogenesi dunque si orienta verso la storia della persona e il suo vissuto personale, identificandolo come un background significativo, la patogenesi vede invece il sintomo del disagio e si concentra su quello.
4- Prevenzione vs preparazione
Un altro punto nodale è il concetto di prevenzione, cardine per la patogenesi. Nella concezione secondo cui la malattia è dunque qualcosa che va evitato, diventa fondamentale prevenirla evitando l’eventuale agente patogeno. Prendendo ad esempio il caso di un’infezione, il modello patogenico si chiede: “Cosa, e come, mi ha contagiato? Di che virus, o batterio, si tratta? Quale soluzione farmacologia posso usare affinché non mi capiti mai più?”

Nel caso della salutogenesi le domande sono differenti: “Perché proprio io ho contratto ora questa infezione, mentre molte persone che mi stanno intorno sono rimaste immuni? Come posso adeguatamente prepararmi per irrobustire il mio organismo?”
Infatti, non tutti quelli che entrano in contatto con un virus vengono contagiati, e questa è un evidenza. La domanda sul perché questo avvenga, è un campo di ricerca della salutogenesi.
5- Vaccinazione vs rinforzo del sistema immunitario
Ed eccoci ad un punto nodale. Stante ai precedenti 4 punti, volendo dunque mantenere un equilibrio omeostatico dell’organismo attraverso l’evitamento dell’agente patogeno, ecco che la vaccinazione diventa la risposta migliore – che qualcuno ritiene erroneamente l’unica – per far fronte alle sfide ambientali.

Secondo il principio patogenico lo stress va evitato, e con esso anche ogni forma di patologia che ne possa compromettere l’equilibrio. Una semplice influenza è considerata evitabile attraverso il frutto più promettente dell’approccio biomedico orientato alla prevenzione: il vaccino. Ma è proprio così?
Non sempre secondo il principio salutogenico, per cui invece sarebbe importante porsi la domanda: «Come posso rinforzare il mio sistema immunitario, in modo tale che sia il mio stesso organismo a contrastare l’eventuale effetto negativo di un agente virale? O di un batterio?”
Imparare a venire a capo delle situazioni che capitano nella vita, essere interiormente ed esteriormente flessibili, diventare tolleranti verso le frustrazioni e verso lo stress sviluppando un carattere stabile, è la grande sfida del nostro tempo.
La direzione comune ad entrambi gli approcci dovrebbe rispondere ad un obiettivo: l’integrazione tra i due. Avremo modo di parlarne nei prossimi articoli.
Per consulenze ed interventi
Riferimenti
AA.VV., The Handbook of Salutogenesis | Free download: https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-319-04600-6
Antonovsky A., Health, stress and coping, San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1979.
Antonovsky A., Unraveling the mystery of health—How people manage stress and stay well. San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1987.
Antonovsky A., The structure and properties of the sense of coherence scale. Social Science and Medicine, 36(6),1993.
Bauer, G. F., & Jenny, G. J. (2012). Moving towards positive organizational health: Challenges and a proposal for a research model of organizational health. In J. Houdmont, S. Leka, & R. R. Sinclair (Eds.), Contemporary occupational health psychology: Global perspectives on research and practice (pp. 126–145). Chichester: Wiley.
Eriksson, M., & Lindstrom, Bringing it all together: The salutogenic response to some of the most pertinent public health dilemmas. In A. Morgan, E. Ziglio, M. Davies (Eds.), Health assets in a global context, 2010.
Glöckler M., Favorire la salute o evitare la malattia?, Weleda Italia, 2017. Su: https://www.liberascuola-rudolfsteiner.it/2017/12/30/salutogenesi-le-fonti-della-salute-fisica-psichica-e-spirituale/
4 pensieri riguardo “La differenza tra patogenesi e salutogenesi”