Infodemia? Guida per un approccio critico e salutare alla ricerca di informazioni

Con cognizione di causa, possiamo tranquillamente affermare che la maggior parte delle persone non ne possa davvero più delle notizie allarmanti su contagi, restrizioni, minacce di nuove chiusure, quarantene, coprifuoco, conteggi raggelanti e colori regionali. Così come credo che tutti abbiano piene le tasche di fake news, che non provengono solo dai demonizzati social network, ma anche dai canali considerati “ufficiali” e dai salotti televisivi. Ne avevamo già parlato nel documento di allarme di psicologi e psichiatri, dove già a Giugno 2020 avvertivamo il Governo sui pericoli di una comunicazione contraddittoria e fondata sulla paura.

Il sopracitato documento, in particolare, contestava (e lo fa ancora con più di 750 professionisti italiani) alcuni fatti:

  • L’enfasi sui valori assoluti e numeri aumentati sui giornali, specie riguardo al numero di contagi e morti attribuibili al virus ma non sempre comprovati come tali.
  • Medici e virologi che hanno fin da subito comunicato in maniera allarmante e con dati pilota non sempre attendibili, senza alcuna sensibilità sul versante psicologico, e senza precisare il valore ipotetico delle affermazioni, date le incertezze scientifiche in merito.
  • La mancanza di sobrietà e di chiarezza nella comunicazione, assumendo spesso connotazioni più simili a quelle di un salotto televisivo o, sul versante opposto, veicolando un’idea di scienza dogmatica e riduzionista, ben lontana dalla complessità degli elementi in gioco.
  • La promozione di un pericoloso scientismo, fatto di certezze e di ruoli, molto più simile ad una religione che non può essere messa in discussione che ad una scienza realistica, con i suoi connaturati limiti e incertezze.
  • L’uso del paternalismo e della paura come mezzo di controllo comportamentale (contagi, sanzioni, minacce di prolungamento del periodo di emergenza), con una particolare prontezza ad additare la popolazione per le sventure patite dal Paese e senza mettere invece per nulla in discussione le informazioni veicolate dai canali ufficiali.

Che cos’è dunque l’infodemia?

Si tratta di un termine in cui “informazione” ed “epidemia” si trovano combinati, ed in particolare riguarda la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.

Ben hanno ragione alcuni tra gli alti funzionari dell’OMS quando parlano della necessità di combattere non solo l’attuale pandemia ma anche la relativa infodemia. Ma a chi spetta la principale responsabilità della continua reiterazione di questo tipo di informazione? Ai canali mainstream? Ai generatori di fake news? Ai social network? Non solo.

Che piaccia o meno, la responsabilità è anche nostra.

Perché? Partiamo dal presupposto che il mercato dell’informazione soddisfa la richiesta, ma se la richiesta cambiasse, magari scegliendo altri canali di informazione seria e indipendente, cambierebbe di certo l’offerta. D’altronde i dati parlano chiaro. In una indagine che ho condotto con la collega dr.ssa Sarno per il nostro Osservatorio, abbiamo esplorato il modo in cui gli italiani percepiscono la credibilità dei media, ed i risultati sono stati tutt’altro che rassicuranti: su 3750 partecipanti ai quali è stata posta la domanda “penso che la popolazione oggigiorno attraverso i media sia bene informata”, ben 2091 hanno riposto “assolutamente no”, seguiti da 715 “no”.

Il risvolto sulla nostra salute mentale è presto tratto, dal momento che la credibilità percepita delle informazioni ricevute è collegata sia a livelli inferiori di risposte emotive negative, sia ad una maggiore aderenza alle misure di auto-protezione necessarie che mirano a contenere la diffusione della malattia. Su quest’ultimo punto occorre inoltre considerare che i risultati possono variare tra le società per via dei diversi livelli di fiducia nelle istituzioni governative e professionali pertinenti, e che secondo la ricerca italiana sopra citata sono anch’essi molto bassi.

Ascoltare le ultime notizie su un TG con fiducia e consenso, non è uguale ad ascoltarle senza fiducia, con sospetto o con timore. Se nel primo caso le informazioni mainstream potrebbero correlare positivamente con l’aderenza al comportamento di prevenzione delle infezioni, nel secondo caso l’inquadramento allarmistico e la segnalazione intensiva dei mass media possono, al contrario, suscitare paura e persino nevrosi, con conseguente ridotta possibilità di responsabilizzare il pubblico e diffondere pratiche salutogeniche.

Cala la fiducia degli italiani nelle informazioni ufficiali. Perché?

Anche in questo caso si possono fare solo delle ipotesi che passano dallo sconcerto per i dati contrastanti, alle zuffe televisive tra autorevoli scienziati; dall’assenza di un sano dibattito dove si possa anche, liberamente e civilmente, non essere d’accordo, alla percezione che ci siano dati e zone d’ombra che non vogliono essere portate alla luce per conflitti di interesse; dall’interpretazione dubbia dei fatti (come ad esempio il numero di contagi) all’emergere di etichette denigratorie di chi si pone delle domande e manifesta dubbi rispetto alla narrazione mainstream (negazionista, complottista, fino a dichiarazioni ben più pesanti di rinomati personaggi del mondo della politica e della medicina).

Questo non è positivo, in quanto la fiducia nelle informazioni ricevute e la credibilità dei canali avrebbero un impatto importante sulla popolazione, come la letteratura scientifica suggerisce:

le informazioni trasmesse da fonti credibili possono portare a livelli inferiori di risposte emotive negative

una evidenza che può essere importante data la difficoltà emotiva che la situazione comporta, specie a fronte della restrizione delle libertà personali. 

Una comunicazione sanitaria efficace dunque – o una comunicazione percepita dalle persone come efficace in termini di credibilità – rimane cruciale nell’adozione delle misure di protezione e nella lotta alla disinformazione, che viene percepita spesso anche tra i canali di informazione ufficiali.

Quali soluzioni hanno trovato gli italiani?

Hanno risposto in modo molto interessante alcune persone su un post del nostro Osservatorio a Dicembre 2020 intitolato: “Strategie infallibili di resistenza psicologica all’emergenza. Raccontalo!” In pratica i lettori hanno condiviso pratiche e abitudini che hanno adottato per star bene, e anche in questo caso emerge il prepotente ruolo dell’informazione. Qui ne trovate alcuni, che possono essere interamente visionati sul link dell’articolo sopra indicato, che non ha certo pretesa di esaustivi ma che sembra fornire alcuni spunti interessanti. Ho usato il grassetto unicamente per evidenziare le parti relative all’informazione:

  • (Tiziana Bruna Bertinotti) Se si usa la propria testa, la propria mente, per osservare ed analizzare la realtà, per aumentare le proprie conoscenze, senza affidarsi passivamente a ciò che ci “vien detto”, allora non potrà capitare di abbandonarsi alla furia dei venti e si potrà, al contrario, riconoscere tutta la tossicità (talvolta l’assurdità) di certe azioni e dichiarazioni pubbliche. In questo folle periodo di allarme Covid, il contatto con la natura, la solidità delle amicizie, il rinsaldo di vecchi rapporti positivi, la solidarietà spontanea nata dalla creazione di reti sociali libere, la capacità di preservare i propri istinti, l’attività fisica, il cibo buono e sano e soprattutto la ricerca, tanta, tanta ricerca di notizie e fonti informative attendibili e diversificate fra loro, in grado di dialogare e confrontarsi l’un l’altra, dando sostanza ad una vera e profonda cultura dei cittadini, sono il miglior antidoto ad ansie e paure disfunzionali. (…)
  • (Roberta Viola) Per portare equilibrio in questo momento cosi confuso, ho adottato la linea della disciplina. Tre azioni che non possono mancare: passeggiate all’aria aperta, pratico il Tai-Chi, leggo e studio argomenti che mi appassionano. Niente TV mi tengo informata con i canali del libero pensiero. Alimentazione e pensieri sani. Quando vedo e sento persone preoccupate cerco di portarle a pensare e a porsi delle domande. (…)
  • (Donato) Da anni non guardo la TV. Seguo solo canali di informazione indipendente via internet o su App. La sera leggo un buon libro e mi dedico alla famiglia, non prima di aver cenato tutti insieme con cibi sani e selezionati attentamente. (…)
  • (Daniela) Non ho la TV e ciò mi permette di andare a ricercare direttamente le notizie, in particolare i canali di libera informazione. Leggere un buon libro la sera. Prendermi cura di mio marito e dei miei figli con una alimentazione bilanciata. Cercare di far circolare le informazioni veritiere (cosa difficile in questo periodo). (…)
  • (Giordano) Non ho la TV da anni e questo è basilare (anche prima del covid) per non essere coinvolto e travolto da un continuo creare allarme, da notizie negative rimarcate il più possibile, da talk show dove si litiga per creare audience. Aggiornamenti e informazioni col contagocce e attinti prevalentemente da fonti alternative a quelle ufficiali, confronto con gli altri mai polarizzato, visto che ognuno fa quel che può. Poi alimentazione sana, nel mio caso vegetariana, movimento fisico fatto regolarmente il mattino presto. (…)
  • (Fabrizio Poggi) La ricerca di informazioni serie e complete mi fa stare sereno nei confronti della malattia. La consapevolezza di poter sempre fare la propria scelta e di poter fare qualcosa in un momento storico così cruciale per il futuro mi ha dato forza. (…)
  • (Giovanna) Sicuramente mi ha aiutato la meditazione ma più di ogni altra cosa ho cercato di vivere una vita il più possibile normale. Non mi sono fatta sommergere dall’informazione televisiva ma ho cercato fonti di informazione attendibili. Ho cercato di relativizzare i numeri dei contagi consapevole che erano in rapporto al maggior numero di tamponi fatti e ho cercato solo di giudicare l’emergenza solo in funzione di un eccessivo sovraccarico degli ospedali. Questo mi ha permesso di mantenere più basso il livello di ansia nei confronti della situazione. Ho cercato di concentrarmi sulle piccole cose di tutti i giorni un passo alla volta un pensiero alla volta e un problema alla volta.
  • (Denis) Non ho la tv e questo penso sia un bel punto di partenza, evito di leggere i titoli dei giornali su internet ma cerco notizie sui siti di informazione libera. Alla sera mi dedico ad un buon libro chiudendo, dopo cena, con tutte quelle notizie che possono provocare tensione. Ricerco il contatto con la natura anche con semplici passeggiate, meglio tra gli alberi, nei boschi. In questo periodo mi sono preso cura della casa sistemando i lavori pendenti, quelli che si rimandano sempre, e di me stesso dedicandomi di più alla cucina e al mangiare sano. Una cosa che mi fa sentire meglio e aiutare gli altri ad alleggerire la tensione e la paura instillata dai mass media. (…)
  • (Luca) TV spenta e ricerca d’informazione libera ( non quella dettata dai telegiornali o dalle testate giornalistiche nazionali). Studio giornaliero per permettermi di migliorare nel mio lavoro, alimentazione corretta, chiacchere e attività condivise con la mia compagna. Questi elementi insieme mi hanno permesso, oltre che a non cadere nell’allarmismo, di sviluppare un forte senso critico e quindi di rapportarmi con il prossimo non attraverso una posizione giudicante, ma anzi con un atteggiamento propositivo ed empatico. Uno degli elementi fondamentali dell’uomo è il pensiero, la capacità di elaborare informazioni e non subire informazioni. La capacità critica deve essere stimolata giornalmente, la comunicazione, il confronto e la condivisione sono alla base della nostra stessa esistenza. Impegno e amore verso chi ci fa stare bene, rispetto nei confronti di noi stessi e di conseguenza del nostro prossimo. Ciao
  • (Alessia) Cura della casa e di me stessa. Corretta alimentazione e il giusto esercizio fisico. TV spenta e libri aperti. Tanta informazione (quella vera, non quella dei telegiornali) che ha fatto sì che non cadessi preda di facili allarmismi. Tutto questo mi ha reso possibile stare vicino a persone spaventate che non ho dovuto convincere del contrario, ma che hanno comunque cambiato approccio. È bastato poter essere per loro un esempio. (…)
  • (Adele Fracacci) 1) tv spenta. Le notizie me le cerco con cura sui giornali (…)
  • (Sabrina) Non seguendo più telegiornali e programmi televisivi inerenti la pandemia ma dedicandomi alla famiglia, alla cagnolina, alle piante che ho in terrazza, e a ristrutturare lentamente l’abitazione
  • (Anita Eritreo) Mi sono fidata dei medici e ricercatori che con professionalità e coraggio hanno detto la verità, fermo restando che qualsiasi influenza può, da sempre, creare problemi a chi ha delle serie patologie. 

In modo molto evidente questi commenti sono in assoluta sintonia con quanto la letteratura scientifica rileva. Spesso le stesse cose vengono dette sottovoce, dopo qualche minuto di conversazione amichevole con le persone, che si traduce con un più o meno esplicito: “Secondo me c’è qualcosa che non va in quello che ci viene detto”.

Una guida per combattere l’infodemia e preservare la propria salute

Impariamo dunque a scegliere le informazioni e i canali che riteniamo più appropriati. Come? Facciamoci aiutare da questa breve guida pratica, disponibile anche in jpg a fondo pagina.

Innanzi tutto esci dallo stadio. Tutti hanno il diritto di esprimersi. Tu hai la libertà di discernere le informazioni.
Astieniti da insulti, derisioni e tifoseria agguerrita: non servono a migliorare le cose ma, al contrario, esasperano la tensione e le distanze.

Approfondisci. Non limitarti a leggere i titoli: non sono sufficienti, e spesso sono sensazionalistici e mendaci.
Osserva dalle diverse angolature possibili. Considera anche i pareri opposti, ti aiuterà ad avere argomentazioni consapevoli e complete.

Considera le fonti. Indaga quali sono le fonti di riferimento di articoli e notizie.
Cerca di capire se ci possono essere interessi in gioco, e di quale natura, da parte di qualcuno.

Valuta i tuoi stessi preconcetti. Verifica il modo in cui le tue convinzioni influenzano il tuo giudizio.
Non cercare solo conferme. Non cambiare mai idea può dar frutto ad un pensiero limitato.

Conosci l’autore. Fai una breve ricerca su di lui. È reale? È plausibile? Quali sono le sue credenziali?
E ricorda: la notorietà non è sinonimo di credibilità.

Valuta le tue emozioni. Verifica il modo in cui le tue paure, i desideri e l’orgoglio influenzano il tuo giudizio. Ragiona e prendi decisioni sempre a mente fredda.

Verifica la data. Le notizie o le immagini datate non sono per forza rilevanti per l’attualità. La situazione potrebbe essere cambiata.
Ricerca informazioni aggiornate.

Ricorda. Tra i dogmi di una verità imposta e il complottismo, c’è posto per un’onesta ricerca della verità da sottoporre a continua revisione.
Ricerca la tua strada, ed unisciti a chi viaggia verso la stessa direzione.

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Pubblicato da Silvia Salese

Psicologa | Clinica, formazione e docenza - www.silviasalese.com

2 pensieri riguardo “Infodemia? Guida per un approccio critico e salutare alla ricerca di informazioni

  1. Condivido ogni parola di quanto espresso in questo eccellente articolo. Io stesso non ho più fiducia nella informazione, specie quella televisiva, che trasmette in pochi istanti messaggi che vengono registrati dal nostro cervello e rimangono “Nel cassetto dei ricordi”. A volte mi sembra di assistere ad una sorta di informazione pilotata, per perseguire una finalità ben precisa. Occorre effettuare una distinzione tra opinione pubblica e sentimento popolare, perchè i due fenomeni sono apparentemente coincidenti. E chi produce informazione, non deve usare parole quali ” Coprifuoco, guerra, follia, quarta ondata (quando non era ancora arrivata la terza ondata) “. Una terminologia che ci riporta a quella utilizzata durante i conflitti militari, ovvero nelle fobocrazie.

    Loris Mauro

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