Che cos’è la DMN (Default Mode Network)? Ecco perché dovrebbe interessarti

Quando lo si mette a tacere, il cervello si libera.

Merlin Sheldrake, L’Ordine Nascosto: Come l’Adattamento Costruisce la Complessità.,Torino, Codice Edizioni, 2022.

La DMN (default mode network) nel nostro cervello è l’insegnante di una classe rumorosa: quando non siamo concentrati su niente in particolare, quando la nostra mente è libera di vagare, quando riflettiamo su noi stessi, quando pensiamo al passato o facciamo piani per il futuro, si attiva la DMN. Per descrivere questa modalità cerebrale gli scienziati l’hanno paragonata al ruolo della «capitale» o del «dirigente d’azienda», che serve a mettere ordine nel caos dei processi cerebrali in atto in ogni istante.

Quando mettiamo a tacere la nostra mente, e proviamo la sensazione di allontanamento dal senso di “io” o “ego”, si riduce l’attività della DMN, a connettività cerebrale esplode e si apre un tumulto di nuovi sentieri neuronali.

Fondamentalmente la rete di default del cervello, dunque, è un insieme di aree del cervello che si attivano principalmente quando la mente è in uno stato di “default”, quando cioè non è concentrata su un compito specifico. Queste aree del cervello sono conosciute per essere coinvolte in attività come la riflessione, la memoria a lungo termine, la pianificazione e la creazione di connessioni tra diverse informazioni.

Le aree cerebrali coinvolte nella DMN includono:

  • L’ippocampo, che è coinvolto nella memoria e nella navigazione spaziale.
  • Il cingolo anteriore, che è coinvolto nell’attenzione e nell’autocontrollo.
  • Il cingolo posteriore, che è coinvolto nella percezione di sé e nel controllo degli impulsi.
  • Il nucleo accumbens, che è coinvolto nella motivazione e nella ricompensa.
  • L’amigdala, che è coinvolto nell’elaborazione delle emozioni.
  • Il precuneo, che è coinvolto nell’elaborazione delle informazioni sensoriali, nell’immaginazione e nel pensiero astratto.

La rete di default è stata scoperta per la prima volta nel 2001 ed è stata associata a diverse funzioni cognitive, tra cui la memoria a lungo termine, la riflessione e l’introspezione.

La DMN è stata anche associata a diverse condizioni di salute mentale, tra cui la depressione, l’ansia e la schizofrenia. Alcuni studi suggeriscono infatti che l’attività anormale nella DMN può contribuire allo sviluppo di queste condizioni, mentre altri suggeriscono che l’attività anormale nella DMN può essere un sintomo di queste condizioni. Tuttavia la ricerca sulla DMN è ancora in corso e gli scienziati stanno cercando di capire meglio come questa rete cerebrale funziona e come può essere utilizzata per trattare le condizioni di salute mentale. Ad esempio, alcuni studi hanno mostrato che la meditazione e la Mindfulness possono aiutare a ridurre l’attività nella DMN e migliorare i sintomi della depressione e dell’ansia.

La DMN quindi non è una cosa negativa per sé, ma è una rete cerebrale importante per la memoria, la riflessione e l’introspezione che può diventare problematica quando l’attività in essa è anomala. Infatti un’elevata attività nella DMN è stata associata a:

  1. una maggiore tendenza all’autocritica e alla ruminazione, che sono entrambi fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi dell’umore;
  2. problemi di attenzione;
  3. problemi di concentrazione, in quanto la DMN si attiva quando non si è concentrati su un compito specifico. Ciò può rendere difficile concentrarsi su un compito e aumentare il rischio di distrazioni.

Certo è che diminuire l’attività fastidiosa della rete di default del cervello rappresenta per noi innegabili vantaggi. Come si fa? Ci sono molti modi. Uno di questo è l’assorbimento in stati meditativi grazie ai quali, di fatto, la realtà prende nuove forme, permettendoci di mettere in discussione la pesantezza di tutto ciò che riteniamo senza dubbio “vero”.

Ne parleremo prossimamente in modo approfondito.

Nel frattempo ecco alcuni studi per saperne di più l’argomento:

  1. “Default mode network activity in major depression” di Greicius et al. (2007) pubblicato su Biological Psychiatry. Questo studio ha riscontrato un’attività anomala nella DMN in pazienti con depressione maggiore.
  2. “Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density” di Luders et al. (2009) pubblicato su Psychiatry Research: Neuroimaging. Questo studio ha riscontrato che la pratica della mindfulness è associata a un aumento della densità della materia grigia in diverse aree della DMN.
  3. “Transcranial magnetic stimulation of the default mode network” di Fitzgerald et al. (2014) pubblicato su Brain Stimulation. Questo studio ha esplorato l’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica per modulare l’attività nella DMN e migliorare i sintomi della depressione.
  4. “The default mode network and schizophrenia” di Whitfield-Gabrieli et al. (2011) pubblicato su Schizophrenia Bulletin. Questo studio ha esplorato come la DMN è alterata nella schizofrenia e come queste alterazioni sono correlate ai sintomi della malattia.

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Pubblicato da Silvia Salese

Psicologa | Clinica, formazione e docenza - www.silviasalese.com

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