Il distanziamento e la solitudine hanno un effetto sulla nostra salute?

Prima isolati, adesso distanziati e ambiguamente lasciati liberi (“Ma guai a voi se…”), mentre assistiamo attoniti a minacce di nuove chiusure, nuove ondate, inni ad una “nuova normalità”. Una normalità anormale e distante. Mai prima d’ora abbiamo sperimentato un isolamento sociale su così larga scala, una paura e una confusione sotto tutti i fronti come in questo momento, ed è assolutamente naturale chiedersi cosa tutto questo potrebbe comportare sulla nostra tenuta mentale e fisica.

A cosa ti servirà la lettura di questo articolo?

  • Ad avere un aggiornamento scientifico in merito agli effetti a lungo termine del distanziamento e dell’isolamento
  • A motivarti ulteriormente a prenderti cura delle tue relazioni
  • Ad ottenere materiale autorevole per informare altre persone e aiutarle ad uscire dal senso di isolamento e a reagire
  • Ad usare questi concetti per creare slide o documenti per le tue presentazioni professionali
  • Ad approfondire ulteriormente grazie alla bibliografia essenziale indicata a fondo dell’articolo

Dalla McGill University e dalla Oxford University risposte sull’isolamento e sul distanziamento

Un recente articolo su Trends in Cognitive Sciences esplora le conseguenze negative di ampia portata che l’isolamento sociale e il distanziamento avrebbero sul nostro benessere psicologico e sulla nostra salute fisica, inclusa – ahimè – la riduzione della durata della vita. Il documento è stato scritto da Danilo Bzdok (McGill University e Mila Quebec Artificial Intelligence Institute), professore associato, e da Robin Dunbar (Università di Oxford), professore emerito.

Attraverso l’esame di una vasta gamma di studi, è emerso un quadro completo del grave impatto che la solitudine può innescare. Gli elementi emersi, che nonostante siano già stati abbondantemente argomentati dagli scienziati ed esperti in materia, trovano qui una formidabile sintesi:
– avere forti relazioni interpersonali è fondamentale per la sopravvivenza in tutte le età della vita;
– l’isolamento sociale è un fattore predittivo significativo del rischio di morte;
– un’insufficiente stimolazione sociale influenza: il ragionamento e le prestazioni della memoria, l’omeostasi ormonale, la connettività e la funzione della sostanza grigia e bianca del cervello, la resilienza alle malattie fisiche e mentali;

I sentimenti di solitudine possono diffondersi attraverso la rete sociale, causando una percezione sociale distorta, aumentando la morbilità e la mortalità e, nelle persone anziane, accelerando l’insorgenza di demenze come il morbo di Alzheimer.

La solitudine danneggia inoltre direttamente il sistema immunitario, rendendoci meno resistenti a malattie e infezioni. In effetti, sentirsi soli e avere pochi amici può provocare una difesa immunitaria particolarmente scarsa. Le persone che sono più socialmente integrate, al contrario, hanno biomarcatori meglio adattati per la funzione fisiologica, tra cui una pressione sanguigna sistolica più bassa e un indice di massa corporea inferiore.


Gli esseri umani sono intensamente sociali e traggono beneficio psicologicamente e fisicamente dall’interazione sociale. Da sottolineare il termine “fisicamente”: quando siamo vicini e quando abbiamo la possibilità di interagire tra noi con il tatto, il nostro cervello produce sostanze che diversamente non si attivano “a distanza” e che contribuiscono al nostro benessere. Sappiamo infatti che più siamo saldamente integrati ad una rete di amici, ad esempio, meno probabilità abbiamo di ammalarci e più alti sono i nostri tassi di sopravvivenza ad agenti patogeni.

Roberts, S.B.G. and Dunbar, R.I.M. (2015) Managing relationship
decay: network, gender, and contextual effects. Hum.
Nat. 26, 426450

È stato scoperto che le persone che appartengono a più gruppi, come quelli sportivi, religiosi o relativi ad un hobby, riducono il rischio di depressione futura quasi del 25%. Tutto questo però dipende intrinsecamente dalla connessione emozionale resa tale dalle possibilità che abbiamo di incontro. Come nel grafico, vediamo come la vicinanza emotiva dipende dalla frequenza del contatto tra le persone. Viene qui a lato rappresentata la variazione della vicinanza emotiva media (indicizzata da a 1 a 10 su scala analogica) tra i membri di famiglie allargate con tutti gli amici che avevano dall’inizio dello studio fino a 18 mesi dopo un trasferimento da casa (al mese 6); il trasferimento non ha più permesso incontri dal vivo di queste persone.

Il Professore associato del Dipartimento di Ingegneria biomedica presso la McGill University e in Canada, ha dichiarato che: “siamo creature sociali. L’interazione sociale e la cooperazione hanno alimentato la rapida ascesa della cultura umana e della civiltà. Tuttavia, le specie sociali lottano quando sono costrette a vivere in isolamento. Dai bambini agli anziani, l’integrazione psicosociale nelle relazioni interpersonali è fondamentale per la sopravvivenza. Ora è più urgente che mai ridurre il divario di conoscenza di come l’isolamento sociale influisce sul cervello umano e sul benessere mentale e fisico. “

Dunque che cosa possiamo fare? Non cedere all’isolamento e alla solitudine, tanto per iniziare. Informarsi, cooperare, confrontarsi con altri. Aiutare. Comprendere il beneficio delle relazioni sociali, e se ci è difficile in questo momento, riflettere su cosa ci impedisce di stringere saldi legami. Abbiamo bisogno di comunicare con gli altri, ma prima ancora, con noi stessi. Torneremo presto sul tema.

Bibliografia di riferimento: Danilo Bzdok, Robin I.M. Dunbar. The Neurobiology of Social Distance. Trends in Cognitive Sciences, 2020; DOI: 10.1016/j.tics.2020.05.016. Su Cell Press: https://www.cell.com/trends/cognitive-sciences/pdf/S1364-6613(20)30140-6.pdf?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS1364661320301406%3Fshowall%3Dtrue

Pubblicato da Silvia Salese

Psicologa | Clinica, formazione e docenza - www.silviasalese.com

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