In piena emergenza abbiamo assistito alla comunicazione più contraddittoria della storia: medici, scienziati, giornalisti, politici ed economisti non sono d’accordo su nulla: né sulle origini del virus, né sulla dinamica di contaminazione, né sulle cause che ne hanno favorito la diffusione, inducendoci a rivedere fortemente il concetto di progresso.
Una cosa però è certa, da sempre: la paura danneggia il nostro stato di salute e aumenta la nostra predisposizione alla malattia, così come diverse abitudini disfunzionali. Ci occuperemo qui di uno degli elementi che possiamo ritenere concausa dell’indebolimento del nostro sistema immunitario: quello emozionale.
Paura e sistema immunitario
Uno dei principali problemi di questo momento sembra essere la reazione che in molti hanno avuto rispetto alla situazione innescata dal Covid-19: la paura. Questa paura viene abbondantemente fomentata dai mass media, dai messaggi sui social network, dalle voci di corridoio (digitali) e fake news che si propagano in rete ad una velocità vertiginosa. Se però la paura può avere la funzione di invitarci alla prudenza, ad esempio rimanendo a casa, quella che si trasforma in terrore esercita effetti negativi sulla nostra salute, peggiorando di fatto la situazione.
La paura altera infatti il nostro organismo in modo così sostanziale da avere una ricaduta sul sistema immunitario, ovvero il nostro sistema di difesa composto da cellule e molecole che lavorano insieme per riconoscere ed eliminare gli agenti patogeni nell’organismo come batteri, parassiti, funghi, cellule tumorali e virus.
Il nostro sistema immunitario è pienamente a regime quando ci alimentiamo correttamente, facciamo movimento, ci dedichiamo alla nostra salute. Tuttavia non tutti considerano che il sistema immunitario può venire alterato nelle sue funzioni anche dalle emozioni, dove quelle positive lo rinforzano e quelle negative lo indeboliscono.
Lo stato mentale di calma, equanimità e fiducia è in parte caratterizzato proprio da un’assenza di stress. Sappiamo infatti che le pratiche di rilassamento e le tecniche meditative stanno guadagnando popolarità sui luoghi di lavoro e in ambito clinico per via della loro efficacia sulle performance cognitive e nel trattamento di una vasta gamma di disturbi psicologici e fisiologici, tra cui disturbi psichiatrici, malattie cardiovascolari, condizioni dermatologiche, disfunzioni gastrointestinali e disturbi muscoloscheletrici.
Pertanto l’esplorazione della fisiologia dello stress è un precursore essenziale per delineare i meccanismi alla base degli effetti benefici di uno stato psicologico equilibrato e consapevole.
I circuiti dello stress

Lo stress può essere innescato tanto da una sfida reale nella nostra vita (vengo inseguito da un leone affamato) quanto da un pericolo solo percepito (ho paura di morire a causa di un virus). In entrambi i casi la paura innesca una simile risposta di stress fisiologico che interessa:
1) il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico, i quali regolano i processi involontari del corpo, come la respirazione;
2) gli organi neuroendocrini, che hanno la funzione di innescare l’avvio, la continuazione e la fine del processo di gestione dello stress e che mantengono l’equilibrio fisiologico;
3) gli organi linfoidi del sistema immunitario che producono e attivano un esercito di cellule e una cascata di reazioni chimiche, in definitiva neutralizzando o distruggendo i patogeni;
4) il microbiota, un insieme di 100 trilioni di microbi che si trovano prevalentemente nelle parti del corpo che si interfacciano con l’ambiente esterno (ad es. l’intestino) e che innesca reazioni chimiche nel corpo in risposta a cambiamenti ambientali. In assenza di stress, un microbiota sano produce acidi grassi a catena corta che esercitano effetti antinfiammatori e antitumorali.
Lo stress ha dunque un ruolo determinante per la nostra salute. Lo stress psicologico innesca infatti una risposta – conosciuta come reazione di lotta o fuga – provocando la produzione di sostanze che si diffondono in tutto il corpo e che, disturbando il microbiota intestinale, alterano il funzionamento del sistema immunitario.
Il meccanismo fisiologico della paura
La paura, come tutte le emozioni che procurano un disequilibro interno, dirotta il macchinario di gestione dello stress del corpo e innesca una risposta di combattimento o fuga. Vediamo nel dettaglio cosa avviene nel nostro corpo quando siamo di fronte a qualcosa che ci fa paura.
1) Individuazione: la valutazione immediata della fonte di stress
Uno stimolo ambientale può avviare una serie di reazioni che, se ci spaventano, possiamo ben definire fattori di stress. Pensiamo alla tv sempre sintonizzata sui notiziari, alla condivisione di informazioni e testimonianze allarmanti, al tam-tam di considerazioni catastrofistiche. Nel momento della rilevazione, lo stimolo viene analizzato per determinare se è necessario intraprendere un’azione. È interessante notare che
questo processo di valutazione dello stress può essere influenzato dal giudizio personale, dai propri timori esistenziali e dalla propria scala di valori.
Il sistema limbico, la corteccia cerebrale e l’ipotalamo integrano e analizzano gli stimoli ambientali grezzi, ed in qualche modo li trasformano in emozioni.
2) Valutazione: l’innesco emozionale
Una risposta di paura si avvia quando identifichiamo un evento come una minaccia basata su memorie passate. Il sistema limbico cerebrale, che svolge un ruolo determinante nell’innesco emozionale, comprende infatti l’amigdala, l’ippocampo, il talamo, l’ipotalamo, i gangli della base e il giro del cingolo: l’ippocampo ci aiuta a ricordare il contesto degli eventi passati che sono stati percepiti come paurosi, il talamo della linea mediana svolge un ruolo nel predire una minaccia basata su esperienze passate, l’amigdala si attiva nelle risposte emotive e agisce come un interruttore per il sistema di allarme dello stress.
In sintesi, il centro limbico è il luogo in cui il livello di minaccia di un evento viene giudicato sulla base di istinti primari e di una versione soggettiva di memorie passate; quindi, è probabilmente incline a pregiudizi emotivi e errori di giudizio.
3) Risposta: la misura data dal ragionamento
Come ben sappiamo grazie alle neuroscienze, di fronte ad uno stimolo emotivo la prima parte del nostro cervello che si attiva è quella deputata alle reazioni istintive ed emozionali. La corteccia cerebrale, deputata invece al ragionamento, supervisiona e facilita l’elaborazione della paura limbica ma interviene in un secondo tempo, spesso svolgendo un ruolo di giustificazione dell’emozione provata.
Quando invece il ragionamento è utilizzato in modo cosciente, questo aiuta l’essere umano a controllare le reazioni eccessive durante i periodi di pericolo.
In generale, la corteccia cerebrale ha il potere di calmare le risposte emotive. Al contrario, un centro integrativo corticale errato ha il potere di attivare falsi allarmi.

L’innesco della risposta di stress
A questo punto, il centro di controllo ipotalamico integra e traduce gli input precedentemente spiegati in una risposta eccitatoria o inibitoria netta. Se la risposta è eccitatoria, vengono secreti una serie di ormoni regolatori legati allo stress.
In sintesi, il centro di controllo dello stress ipotalamico integra le informazioni dalla corteccia limbica e cerebrale, promuove una risposta di lotta o fuga, se necessario, e regola i pilastri neuroendocrini. Per ironia della sorte, questa reazione può essere innescata da un’interpretazione errata dei segnali a monte, con il risultato di una risposta errata di combattimento o fuga a livello psicologico, ma che agisce comunque a livello fisiologico.
Abbiamo infatti vari step della reazione alla paura:
a) Effetti dello stress immediati: durano da 2 a 3 secondi e forniscono risposte fisiche urgenti, come sudorazione, battito cardiaco accelerato e tensione muscolare. Per consentire una risposta rapida, gli input di questa fase si basano su una rapida valutazione dell’evento di attivazione. Questo percorso è rapidissimo e non coinvolge la corteccia cerebrale, per cui non è influenzato dal giudizio.
b) Valutazione ed interpretazione psicologica rapida: essa origina nelle regioni ipotalamiche e, proprio perché molto rapida, può condurre ad un falso allarme.
c) Risposta allo stress intermedia: le cellule che ora vengono stimolate rilasciano catecolamine (adrenalina e noradrenalina) direttamente nella circolazione, e gli effetti della risposta allo stress intermedia durano più a lungo (cioè da 20 a 30 secondi) rispetto agli effetti immediati e sono più globali.
d) Reazione allo stress prolungata: dopo che gli stimoli di stress sono stati completamente analizzati, il centro di controllo ipotalamico secerne ormoni adrenocorticotropi che si diffondono nel corpo attraverso la circolazione sanguigna. Viene ora attivato il processo di gestione dello stress regolando le attività metaboliche, cardiovascolari e immunologiche. La midollare surrenale produce una maggiore quantità di adrenalina per la risposta simpatica e per ripristinare l’omeostasi dopo lo stress. A seconda della natura del fattore di stress, questi effetti possono persistere da pochi minuti a settimane, riducendo o ripristinando la reattività del sistema immunitario.
Cosa fare in risposta alla paura?
Il circolo vizioso innescato dalle emozioni negative interessa dunque il sano funzionamento del nostro organismo. Nel dettaglio, considerati gli elementi sopra menzionati, possiamo dire che
chi ha paura ha più possibilità di ammalarsi
proprio perché il suo sistema immunitario è più debole. A contrastare la reazione di stress ci sono altre sostanze secrete dal nostro organismo, sostanze come l’ossitocina e la serotonina. La meditazione, una tecnica comune per calmare la mente, esercita una marcata influenza fisiologica e riduce gli effetti dello stress. Lo stesso effetto lo otteniamo grazie ai buoni pensieri, le buone relazioni, il divertimento, il contatto con la natura, la collaborazione e l’altruismo.
L’aiuto degli altri e la collaborazione, ad esempio, fanno diminuire nel sangue i livelli di cortisolo producendo immediati effetti positivi. Le buone relazioni e l’ottimismo aiutano il nostro organismo a raggiungere una frequenza cardiaca più bassa, così come una minore pressione sanguigna. Un maggiore impiego dell’attenzione e della memoria di lavoroviene promosso da uno stato soggettivo di benessere. Questo stato di benessere è raggiungibile in momenti di ansia generalizzata attraverso l’attenzione consapevole verso stimoli piacevoli, grazie alla cura delle proprie relazioni interpersonali, grazie al fare cose che danno di per sé contentezza.
Lo stato di benessere percepito ha effetti immediati anche sul sistema immunitario, grazie ad un’aumentata risposta anticorpale. I sintomi dei disturbi gastrointestinali funzionali, come la sindrome dell’intestino irritabile, vengono ridotti, ed il nostro microbiota quindi ne trae assoluto beneficio. Un microbiota sano promuove l’omeostasi e un sistema immunitario robusto, innescando dunque un circolo virtuoso da coltivare e rinforzare.
Conclusione
Lo stress psicologico spesso scatena una risposta di paura, provocando la produzione di sostanze dannose per il sistema immunitario e per la fondamentale funzione del microbiota intestinale. In assenza di stress, un microbiota sano esercita effetti antinfiammatori e antitumorali, aiutandoci a prevenire patologie e disturbi.
Dobbiamo avere ben chiaro il fatto che le emozioni, quando non modulate, esercitano un controllo sul nostro organismo che può avere effetti devastanti.
In momenti di paura collettiva come questo, occorre porre rimedio ridimensionando questo effetto appropriandoci dello straordinario strumento che la nostra mente ci fornisce: la razionalità.
Se impareremo a basare le nostre azioni e scelte su fatti constatabili di persona, senza sottoporci ad influenze distruttive come passa parola e contagi emozionali, ciò che sta accadendo potrà condurci ad una maggiore consapevolezza. Ed insieme ad essa, ad una salute ancora più robusta.
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